Ieri mi ha scritto una mail Browser, il mio amico di Lughi, quello imbertucciato per i computer.
Casa sua, peraltro molto piccola, sembra l’interno di un sottomarino, tanto è piena zeppa di prodotti tecnologici avveniristici: ci sono elaboratori, sempre accesi, di tutti i tipi, ognuno con un sistema operativo e funzione diversi; per non parlare poi delle webcam puntate ovunque – una persino sul suo cestino della carta straccia (vallo a sapere perché) – dei due televisori 16/9 mega digital screen, del telefono satellitare, di hi-fi con casse anche sul soffitto, della batteria di telecomandi e di tanto tanto altro. Se salta la luce (e il contatore scatta spesso con tutto quell’apparato ciucciawatt) si mettono in funzione non so quanti gruppi di continuità con una autonomia di diverse ore.
E’ difficile che Browser riesca a comunicare con il prossimo in una lingua che non sia fatta di zero e di uno per cui, quando decide di ‘interfacciarsi’ con il mondo, non telefona, né viene a trovarti di persona. Dice che ci metterebbe troppi ‘nanosecondi’. Manda le e-mail.
“Ultimamente sto diventando matto con le password” – scrive nel suo messaggio – “tra quelle del bancomat, del cellulare, del PC portatile, del palmare, di quei cinque o sei siti che gestisco, per non parlare delle innumerevoli caselle di posta sparse in mezzo web e dei servizi cui sono iscritto e di mille altre cose, non ci capisco più niente. Per evitare che gli hackers, incrociando i dati, possano risalire alle mie password, ho fatto in modo che siano tutte diverse cambiandole oltre tutto di continuo. Per cui non ricordo mai se devo inserire la data di nascita del mio barboncino, il nome di mia zia o il numero di cellulare di Julia Roberts o chissà cos’altro.
Ho pensato anche di crearmi un database apposito dove catalogare tutte le password di cui ho bisogno, ma poi, per motivi di sicurezza, ho inserito anche qui, per l’accesso ai dati, l’ennesima password che non so dove trascrivermi, sempre per ragioni di sicurezza.
Insomma sto uscendo pazzo, amico mio. Hai qualche idea da suggerirmi?”
Gli risposi subito. Mi sembrava una questione troppo importante.
“Caro Browser, tu hai il numero di cellulare di Julia Roberts e non mi dici nulla?”
ma sei troppo brava cazzo perfetta!!!Mi dispiace del periodaccio che stai passando non ti preoccupare che si sistema tutto
Grazie Patchwork, ma poi Browser si è mosso a compassione e, pur non dicendomi per quale password l’avevo usato, mi ha dato il numero.
Buongiorno a tutti….
BUONGIORNO AL MIO BRAVISSIMO CO-AUTORE, g.
Scusa l’off topic, briciola: c’è un errore nel link di nuvolasenzainverno. Hai scritto nuovola. Abbi pazienza: residui di quando correggevo bozze 😉
Carino il tuo blog…lo definirei semplice e conciso…come un buon caffelatte……..
Buona notte anche a te Percival
Buonanotte, Briciola. Percival
Caro Browser, il numero di cellulare di Julia Roberts te lo posso dare io se vuoi…
Briciola, spogliandoci dall’ironia, stiamo appunto incamminandoci verso un mondo fatto di password per la privacy e la sicurezza e di azioni per violare legalmente o illegalmente la notra privacy. Un vero circuito vizioso; ho il bancomat e mi controllano le spese o la clonano, ho il telefonino e idem e così via quasi all’infinito. E se tornassimo alla penna d’oca. Pensa al frusciare della penna sulla carta…Per chi ama scrivere non sarebbe meglio? Buona serata. Percival
Caro Briciola,
da quando hai inserito le vignette non riesco a visualizzarti per bene. Forse dovresti ridurle perché le parole finiscono sotto le immagini.
Tu mi confondi… mia sirena.
MI DIVERTO PAZZAMENTE A LEGGERTI! SEI VERO, BRICIOLA, O USCITO DALLA MIA PENNA? gardenia.